«Vexilla regis prodeunt inferni
verso di noi; però dinanzi mira»,
disse ’l maestro mio «se tu ’l discerni»
Nella notte fra il 23 e il 24 agosto, il cielo si muta. Il sole è appena entrato nella Vergine, i venti estivi mutano, sul mare le bùccine delle conchiglie animate dal soffio dei tritoni hanno già intonato fino da qualche giorno prima – da quello dall’Assunzione di Maria, Stella Maris – la paurosa canzone delle bufere.
E Dante trova il coraggio di affrontare l’ultimo canto dell’Inferno.
O almeno così racconta Franco Cardini, qui su ToscanaOggi.