Continua dalla puntata precedente, gentilmente ripresa da bimboalieno, -il cui blog vi consiglio per tutt’altri migliori motivi-
[…]
E come i candidati al cda Rai,
che fanno in aer di sé sì lunga riga,
così vid’io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;
per ch’i’ dissi: «Susanna, chi son quelle
genti che la megera sì gastiga?».
«Li primi di color di cui novelle
tu vuo’ saper», disse Camusso a botta,
«furono quei cui alzaron l’asticelle
Fecero la lor strada interrotta,
fidando la certezza della legge,
Che invece guarda lì com’è ridotta.
Son quattrocentomil di cui si legge
cui Mastrapasqua fece quella chiosa,
E ancora Monna Elsa non corregge.
sessantacinquemil è poca cosa,
Pure s’ostina a non vederne il neo
Tant’è caparbia, quella vecchia sposa.
Altri cinquanta, forse, e marameo,
potran trovar posto tra le postille,
Purchè rimanga intatto il suo trofeo.
Tutto molto italiano». E più di mille
ombre mostrommi ed indicommi a dito,
che non poteo creder alle pupille.
Poscia ch’io ebbi tutto questo udito
ed ebbi maledetto i ministeri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I’ cominciai: «Susanna, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri».
Ed ella a me: «Vedrai quando saranno
più presso a noi di quanto gliene frega
Di tutto ciò. Che pena… ma verranno».
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: «O anime affannate,
venite a Ballarò, s’altri nol niega!».
Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere dal voler portate;
Sono Bersani e Alfano, e già sorrido,
a noi venendo per l’aere maligno,
sì forte fu l’affettuoso grido.
[continua]
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