CITTÀ DEL VATICANO – La crisi economica costringe tutti quanti a cambiare rapidamente, e a rimodellare le proprie posizioni in modo repentino e inaspettato. Così, dopo che Giulio Tremonti è diventato il primo ministro comunista dell’economia della storia italiana, ecco arrivare anche Papa Benedetto Sedicesimo. Dopo aver letto le prime proiezioni sul drastico calo che la crisi produrrà sull’otto per mille, decide infatti di scagliarsi contro l’ idolatria del denaro, la povertà, l’ oppressione dei poveri, la disoccupazione, le ingiustizie sociali, gli ingiusti sistemi economici. Questi, secondo indiscrezioni, i probabili temi chiave della prossima enciclica, che inizierà con le storiche parole “Laboratorii Totus Mundi Unite Vobis“. All’interno, una approfondita rivisitazione delle dottrine ecclesiastiche alla luce della crisi economica, dal primo capitolo “Non investibur in parmalat” all’ultimo “Excusatio vobis, habemus errato totuus“, passando per l’importante capitolo sul commercio al dettaglio “Ite ab Lidl“. Ma è col capitolo detto del “Plusvalore redistributione ab populum” che il pontefice compie la svolta storica, riconoscendo infine giustezza alle dottrine marxiste.
E’ bastato il solo annuncio di queste linee guida per far passare un irrefrenabile tam-tam fra i fedeli, che si sono raccolti intorno al Papa in trepida attesa del sospirato “rompete le righe“, in occasione dell’ultimo Angelus (che da aprile 2009 verrà ribattezzato “Engels”). Attese non vane: il Pontefice, appena affacciatosi, ha gettato ai fedeli la tradizionale tunica bianca, sfoggiando una attillatissima t-shirt rossa raffigurante il tradizionale volto del Che e ripetendo in tutte le lingue del mondo il tradizionale augurio “venceremos companeros”. Generale il consenso della piazza dei fedeli, ormai da tempo matura e pronta alla svolta, a parte quei quattro facinorosi in fondo ancora iscritti al PD.
Intervistato dai nostri inviati mentre risaliva sul pullman dell’UAAR, il tradizionale animatore del gruppo catecumeni della parrocchia di Sant’Edmondo di Pescasseroli, Adelino, ha dichiarato entusiasta “Finalmente! Ormai andavamo in chiesa solo per rispetto, ma da tempo abbiamo capito la verità: Dio non esiste, mentre il Che lotta e vive insieme a noi!”. Anche Giovanna Maria Paola, prima catechista della parrocchia di San Gerpunzio di Locorotondo, con la voce logora per aver cantato a squarciagola “Dio è morto” in piazza San Pietro, conferma: “Eravamo tutti precari, e da quando siamo tutti in mezzo a una strada, nessuno di noi credeva più a certe fandonie. Non potevamo però dirlo apertamente, senza un imprimatur papale, perché siamo ormai abituati così. Ma oggi per noi è una vera festa di liberazione!” (ab juda pubblicatum)